Francesca Woodman. Una Chimera e non un’Araba Fenice.
La storia di artisti scomparsi molto giovani mi lascia sempre una nostalgia per le cose che non furono, una mancanza artistica incolmabile strappata via da una fine infausta.
Il prezzo pagato per una breve vita, seppur feconda e sempre troppo alto. Gennaio 1981, Francesca Woodman si lancia da un palazzo di Manhattan, Aveva solo 22 anni.
Artista originale per le sue composizioni immortalate nei suoi scatti la Woodman ci ha lasciato in oltre 10.000 negativi attraverso la quale interpretava la sua esperienza artistica e umana. La sua fotografia ha innovato il linguaggio fotografico, riproponendo una nuova grammatica delle immagini. Una breve carriera di studi e sperimentazioni fra l’Italia e New York.
Francesca Woodman: « Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate ».
La sua opera ha enormemente influenzato gli artisti del XX secolo ed è tutt’ora studiata per come si mostrava con il suo corpo intero, nudo, mosso, circondato da residui, oggetti, natura, polvere, animali. Si fondeva con l’ambiente circostante ed usava le lunghe esposizioni o la doppia esposizione, da sola o in compagnia dell’amica fotografa Sloan Rankin Keck e il compagno Benjamin Moore.
Originaria del Colorado e formatasi in Italia ha suggerito ai critici una etichetta di adesione al surrealismo per come cambiava l’apparenza e non dava spiegazioni sulle sue opere.
Francesca Woodman crebbe in una famiglia di artisti con il padre George un pittore e la madre Betty una ceramista. Trascorse diversi anni e molte vacanze estive della sua infanzia a Firenze, dove frequentò il secondo anno di scuola elementare e prese lezioni di pianoforte. Scoprì la fotografia molto giovane, sviluppando le sue prime foto a soli 13 anni.
Tra il 1975 e il 1979 ha frequentato la Rhode Island School of Design (RISD), dove si appassiona alle opere di Man Ray, Duane Michals e Arthur Fellig Weegee. In questo periodo torna in Italia, a Roma, per frequentare i corsi europei della RISD con l’amica e collega Sloan Rankin. Qui si appassiona alle opere di Max Klinger e conosce, tra gli altri, anche Sabina Mirri, Edith Schloss, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi e Suzanne Santoro. Frequenta anche l’ambiente artistico della Transavanguardia Italiana. Nel gennaio del 1981 ha pubblicato la sua prima (e unica, da viva) collezione di fotografie, dal titolo Some Disordered Interior Geometries (Alcune disordinate geometrie interiori). Nel corso dello stesso mese si suicida.
I open Paroleacapo for my great love: the Theater which allows me to travel while I’m still, dreaming sitting in the audience, dance in the gallery and take pics before the curtain rises!
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