Filo Filò. Marco Paolini. Mole. Ancona
Il 2 luglio 2019 la Mole Vanvitelliana di Ancona ospita Marco Paolini con Filo Filò, spettacolo proposto dall’AMATnell’ambito di La Punta della Lingua, il festival della poesia totale diretto dal poeta contemporaneo Luigi Socci e dal critico e professore Valerio Cuccaroni, organizzato da Nie Wiem, Comune di Ancona, Regione Marche, con il contributo di La Mole, main sponsor Coop Alleanza 3.0, con il sostegno della Regione Marche Por Fesr 2014-2020 8.1 Imprese creative “Marche della Poesia” e altri 40 partner.
Noto al grande pubblico per Il racconto del Vajont, Marco Paolini si distingue quale autore e interprete di narrazioni di forte impatto civile e per la capacità di raccontare il cambiamento della società. Artigiano e manutentore del mestiere di raccontare storie, sa portare quest’arte antica al grande pubblico con memorabili spettacoli trasmessi anche in televisione.
Il movimento Friday for future, nato e orientato dal pensiero di giovani tra i 14 e i 18 anni, si rivolge agli adulti, a chi ha potere e responsabilità ponendo con urgenza domande sul futuro. Nei giorni successivi alla prima mobilitazione del 15 marzo 2019 Marco Paolini ha indirizzato una lettera a classi di studenti delle superiori. Sotto la guida degli insegnanti gruppi di studenti l’hanno discussa rispondendo alla sollecitazione articolando speranze e preoccupazioni sul futuro in forma di domande. È partendo da alcune di quelle domande che si dipana il Filo Filò, senza la presunzione di saper rispondere, ma con l’impegno di raccogliere e condividere gli stimoli di costruire una narrazione che tenga conto, con rispetto e attenzione.
“Per chi volesse sapere gli argomenti possibili del filò – afferma Marco Paolini – si potrebbe parlare di strade romane, dell’algoritmo della felicità e della miseria, del ritorno del selvatico e dell’agricoltura di città, della fotografia degli antenati, di bio e nano tecnologie, di zia Adenina e zia Timina, del Tamagotchi, di cosa fanno gli hackers, delle macchine intelligenti, della casa vecchia e della casa nuova, del lavoro che conviene fare, del telepass, dello studio che non conviene fare, di quel che vale e di quello che verrà ancora, delle reti, delle bottiglie, di fossili e rinnovabili, dell’orologio Wagner e di aggiornamenti, del Papa, e volendo anche di termodinamica e dell’Italia.”
“Filo Filò. Una forma magra di teatro, senza scena e senza personaggi, non una storia ma un filo di storie tenuto insieme con mestiere (quel che basta) e necessità (quella non manca). Era filò nel Veneto “una veglia contadina nelle stalle durante l’inverno ma anche interminabile discorso che serve a far passare del tempo… e niente altro”, così diceva Andrea Zanzotto. Un passatempo, non uno spettacolo quindi. Un racconto dialogante nelle intenzioni di chi lo propone oggi a teatro, un invito agli spettatori a far filò insieme. La globalizzazione, Internet, l’intelligenza artificiale, la bioingegneria producono accelerazione e discontinuità che danno eccitazione e disorientamento, stupore e nuove abitudini. Le nuove applicazioni hanno bisogno di acceleratori, di incubatori di idee. Allora il filò a teatro serve a rallentare il flusso, a unire i puntini del disegno attraverso la forza dell’oralità. L’oralità che fa da bussola, che smaschera i termini difficili (smontandone la forma e i tecnicismi) per renderli narrabili.
Filo Filò è uno spettacolo di e con Marco Paolini, prodotto da Jolefilm.
C.C.
I open Paroleacapo for my great love: the Theater which allows me to travel while I’m still, dreaming sitting in the audience, dance in the gallery and take pics before the curtain rises!
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