La vedova Socrate. Lella Costa al TAU. Marche.
Un passaggio di testimone tra due signore della scena: Lella Costa raccoglie l’invito di Franca Valeri, grande matriarca del teatro italiano che proprio il 31 luglio ha festeggiato i suoi primi 100 anni, ia interpretare La vedova Socrate, il testo da lei scritto ispirato a La morte di Socrate dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt e interpretato la prima volta nel 2003. Protagonista è Santippe, donna dal ragionare meticoloso, pungente e provocatorio, un personaggio indimenticabile. Un concentrato di ironia corrosiva e analisi sociale, rivendicazione disincantata e narrazione caustica che arriva il 5 agosto 2020 all’Anfiteatro del Parco Miralfiore di Pesaro e il 6 e 7 agosto 2020 al Teatro Romano di Ascoli Piceno, nell’ambito del TAU Teatri Antichi Uniti promosso da AMAT, Regione Marche, MiBACT e i Comuni del territorio.
Liberamente ispirato a La morte di Socrate dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, per gentile concessione di Diogenes Verlag AG, nato a seguito dell’intuizione di Giuseppe Patroni Griffi che glielo suggerì, il monologo è ambientato nella bottega di antiquariato e oggettistica di Santippe, la moglie del filosofo tramandata dagli storici come una delle donne più insopportabili dell’antichità. “Patroni Griffi ha letto il testo di Durenmatt e mi ha detto se ne potevo trarre qualcosa. Mi incuriosiva l’idea di sfatare questa leggenda che Santippe fosse solo una specie di bisbetica – spiega Franca Valeri – io ne faccio una moglie come tante, con una vita quotidiana piena di alti e bassi, una donna intelligente che del marito vede anche tanti difetti. Nel testo di Durenmatt c’è poco di Santippe, per questo, per conoscerla meglio, ho preso delle informazioni su Socrate e ho letto i ‘Dialoghi’ di Platone. Mi sono fatta l’idea di una donna forte che ha vissuto accanto a un uomo per noi straordinario ma che per lei era semplicemente un marito e per giunta noioso”. Nello spettacolo si sfoga per tutto quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate come Aristofane e Alcibiade, una masnada di buoni a nulla a cominciare da Platone, il principale bersaglio polemico dello spettacolo. Lei non sopporta che abbia usurpato le idee del consorte anche se fu molto fedele nel riportarle. E così lo degrada a un semplice copista e si mette in testa di chiedergli pure i diritti d’autore. Anzi alla fine pensa di poter scrivere lei un dialogo: protagoniste però sarebbero le donne. Ed è infatti soprattutto alle donne che parla: neanche la vedovanza le toglie il diritto di emanare un giudizio onesto sul comportamento dei mariti, degli uomini in generale e anche di quelle donne che ingannano l’altro sesso. Non serve, dice, indagare sulla vera natura del proprio uomo, basta accettarlo così com’è da vivo e da morto; d’altronde, “la morte di un marito è un così grande dolore che nessuna donna ci rinuncerebbe”.
La regia dello spettacolo – prodotto da Centro Teatrale Bresciano con INDA Istituto Nazionale Dramma Antico, progetto a cura di Mismaonda – è di Stefania Bonfadelli.
I open Paroleacapo for my great love: the Theater which allows me to travel while I’m still, dreaming sitting in the audience, dance in the gallery and take pics before the curtain rises!
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