Fly Me to the Moon. Teatro Modena. Genova
Francis: Ce l’ho… grazie dio per l’ispirazione… ora lo so che dobbiamo fare.
Loretta: Cosa?
Francis: Dare fuoco alla casa.
Due donne, giovani eppure già travolte dalla vita. Due storie qualsiasi della periferia nordirlandese. Due esistenze all’insegna della fatica, del lavoro precario, della povertà che si intrecciano, in modo inatteso, con una terza: la vita delle donne cambierà, potrebbe cambiare, grazie a un fatto decisamente inaspettato. Un colpo di fortuna? O di sfortuna?
Scrive Carlo Sciaccaluga, regista dello spettacolo: «Francis e Loretta, due quarantenni che si guadagnano da vivere come badanti, si trovano a dover affrontare la morte improvvisa dell’anziano loro affidato. C’è il cadavere di un vecchio, solo e senza parenti, una pensione da andare a ritirare, il sogno di un addio al nubilato a Barcellona per evadere dall’esausta andata al tempio del vivere quotidiano, c’è il lavoro, che è poco e pagato male. La commedia è il ritratto di un paese (l’Irlanda del Nord, ma potrebbe essere l’Italia o la Francia), dove all’essere umano non viene più concessa la dignità del lavoro: siamo regrediti anche rispetto all’antico “Eight hours labour, eight hours recreation, eight hours rest!” dei tempi della rivoluzione industriale. Il riposo è poco, il divertimento nessuno, il lavoro umiliante. Francis e Loretta vedranno la loro morale messa a dura prova dalle occasioni di squallido arricchimento che loro si presentano. “Una volta si sceglieva un uomo perché era bello, forte, attraente… ora gli chiedi: hai un lavoro? Sì? E allora vai bene”, dice una delle protagoniste. Se si vive per sopravvivere, non c’è spazio per il bello, per l’arte, è meglio mandare i figli ai parchi divertimenti invece che nei musei, perché il presente è un tempo invivibile, va sospeso e soppresso. Ma Fly Me to the Moon è una commedia dall’inizio alla fine, perché speriamo, sogniamo, sempre tutti di poter volare sulla luna, vedere la primavera su Giove e Marte, perché in fondo l’uomo è fatto d’amore».
Marie Jones, nata a Belfast nel 1951, è stata attrice di successo prima di dedicarsi alla scrittura. Le sue commedie sono pluripremiate e apprezzate in Europa e negli Stati Uniti. Molto impegnata socialmente e politicamente, Jones è da sempre attenta al ruolo delle donne nella società. La versione italiana di Fly Me to the Moon, con la traduzione dello stesso regista, Carlo Sciaccaluga, ha debuttato in forma di mise en espace a Roma al Festival Trend, diretto dal critico Rodolfo Di Giammarco.
Fino all’11.07.20 al Teatro Modena di Genova.
I open Paroleacapo for my great love: the Theater which allows me to travel while I’m still, dreaming sitting in the audience, dance in the gallery and take pics before the curtain rises!
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