Corpus Pasolini. Il corpo di un poeta civile. Giorgio Felicetti.
Prosegue il 27 gennaio 2017 con «Corpus Pasolini. Il corpo di un poeta civile» di Giorgio Felicetti la stagione proposta al Teatro Comunale di Montecarotto da Comune e AMAT e con il contributo del MiBACT e della Regione Marche.
Performance per voce, visioni e violoncello, lo spettacolo scritto e diretto da Giorgio Felicetti e interpretato dallo stesso Felicetticon il supporto di Federico Bracalente al violoncello, Roberto Butani che cura le apparizioni e Giorgia Basili per le videoproiezioni, è prodotto da EstEuropaOvest.
«Amo la vita ferocemente, disperatamente. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio… Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Io sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi, un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano».
Scriveva Pasolini. Per molti, uno dei più grandi poeti che l’Italia abbia avuto. Per altri, un trauma da evitare. Certo un artista totale, curioso, eclettico, un intellettuale dall’impressionante lucidità che della diversità e dell’emarginazione ha fatto la sua poetica. Pasolini fu maestro di tanti, genio nel cinema, nella poesia, nella narrativa, nella saggistica, nella critica. Nelle sue opere è sempre in primo piano il corpo: del poeta martirizzato, del Cristo crocifisso, della madre, dei ragazzi di borgata, del paese. La sua morte violenta è trauma presente, ferita inferta a una società intera.
In un percorso a ritroso, attraverso le sue opere e i suoi scritti, dalle poesie “in forma di rosa” ai romanzi come “Una vita violenta”, fino al grande cinema “Accattone”, “Mamma Roma”, “Uccellacci e Uccellini”, “Teorema”, “Salò”, “il Vangelo secondo Matteo”, «Corpus Pasolini» dipana il racconto della vita del poeta, come in una confessione, o un’impossibile e provocatoria intervista, dall’ultima notte ‘di vita’ dello scrittore. Ma soprattutto la sua spietata analisi del cambiamento antropologico e del genocidio culturale nel nostro paese che già da quegli anni si andava prefigurando.
Cristina Capodaglio
I open Paroleacapo for my great love: the Theater which allows me to travel while I’m still, dreaming sitting in the audience, dance in the gallery and take pics before the curtain rises!
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